Kimono Experience

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Incredibile ma vero, sono viva. E non solo! Tra restrizioni e l’ennesimo esame da preparare, sono riuscita a uscire per un evento molto carino, chiaramente a tema Giappone: la Kimono Experience.

Organizzato dall’Associazione Culturale Giappone in Italia negli spazi di Tenoha, la Kimono Experience è un evento per avvicinare ulteriormente alla cultura Giapponese noi babbani appassionati al paese del Sol Levante permettendoci di indossare lo Yukata (浴衣), cioè la versione estiva e meno formale del Kimono (着物), abito tradizionale nonché costume nazionale del Giappone.

Convinta a partecipare insieme alla mia amica Giuliana, abbiamo scelto per noi l’ultima fascia disponibile di un soleggiato giovedì di fine giugno.

Qui in realtà stavano rimuovendo l’Obi, ma durante la vestizione ero così incantata che non ho osato disturbare per delle foto

Ad accoglierci per la vestizione abbiamo trovato due ragazze giapponesi, Yurie e Mayuko, rigorosamente in kimono, che dopo averci fatto togliere le scarpe si sono occupate dell’intero procedimento, lasciando a noi l’unico compito di rimanere immobili con le braccia sollevate per permettere loro di lavorare.

La vestizione è stato un momento quasi sacro che ho osservato con ammirazione, seduta in un angolo della stanza in attesa del mio turno. Yurie, tanto piccola quanto forzuta, mi ha stupita con la sua abilità nel legare l’Obi, una lunghissima fascia di tessuto (oltre i tre metri e mezzo!) che cinge più volte la vita per terminare poi in un delicato fiocco dietro la schiena.

Una volta conclusa la vestizione, le ragazze si sono rese disponibili per una veloce acconciatura facendoci scegliere anche dei carinissimi accessori per capelli. Chiaramente, io non sarei io se non volessi metterci il mio tocco personale. Dopo una lunga ricerca di tutorial su Youtube nelle settimane precedenti, ho scovato le istruzioni per una veloce ma elegante acconciatura con trecce, una delle poche cose elaborate che so fare ai miei capelli. Provata con successo più volte a casa, chiaramente nel momento in cui doveva venire bene la treccia principale non ne voleva sapere di stare al suo posto. Giunta in mio soccorso con due mollettine incredibilmente resistenti, Yurie ha sistemato quello che cominciava a diventare un cimitero di forcine appese al nulla in una bellissima acconciatura.

Dopo una serie di scatti negli spazi del locale, in pose dettate dai saggi consigli delle ragazze e del fotografo, abbiamo potuto scegliere ciascuna una foto da tenere come ricordo. È dunque con estremo piacere che vi presento la mia magica, emozionante, splendida fotina in kimono:

Non è meravigliosa? Non vi fa sognare di essere pronti per andare a un qualche festival estivo in Giappone, tra tanti cibarini di strada, lucciole, fuochi artificiali e la dolce brezza estiva? A me si. Chissà, un giorno amici miei… un giorno.

Intanto ringrazio di cuore la mia amichetta di avventure, senza la quale probabilmente non avrei avuto il coraggio di fare questa esperienza. D’altronde si sa, in compagnia è tutto più divertente, e creare mentalmente uno scenario idilliaco di festival estivo solo per aver indossato il costume tradizionale di un altro paese certamente non è d’eccezione.

Senza Yukata ma comunque felici, uscite dal locale le nostre vie si sono separate e io mi sono diretta verso i Navigli per una passeggiata. Dopo un vano tentativo di recuperare qualcuno che potesse farmi compagnia per cena (una richiesta un po’ pretenziosa per le 20:34) ho raggiunto un localino coreano a pochi passi dalla Darsena.

Tra bibimbap e k-pop in sottofondo, la mancanza di compagnia non si è fatta sentire nemmeno per un secondo: era come essere a casa con la mia playlist, un buon piatto e delle posate molto fashion.

Conclusa la mia sessione di karaoke sottovoce tra un boccone di riso e l’altro, sono uscita a godermi la Darsena. Un momento di pura tranquillità, come sospeso nel tempo. Non so quanti minuti abbia trascorso a fissare il pelo dell’acqua e la Luna, che sorgeva in lontananza da dietro i palazzi. Enorme per giunta. E luminosissima. Non mi sono mossa finché non è diventato buio. Dopodiché ho preso la metro, l’auto, e sono tornata a casa.

Che giornata.