Ultimo giorno del 2020. Il tanto atteso ultimo giorno del 2020.
Una giornata semplice, iniziata con una lunga passeggiata con i cani. Per cena il menù è solo abbozzato, ma ho sentito dalla mia amica Giuliana che un’ora prima della chiusura prima di capodanno e Natale all’Esselunga fanno sconti pazzeschi specialmente sul pesce, e decido quindi di tentare la sorte e andare con mia mamma al Super quello nuovo appena rifatto che ha un banco del pesce che è tre volte quello del Super vicino a casa.
Ci presentiamo all’Esselunga alle 17:40 per cominciare a dare un occhio al pesce e aspettare gli sconti alle 18. Arriviamo davanti al banco del fresco ed è… vuoto. Ma vuoto proprio che nemmeno c’era più il ghiaccio, stavano già pulendo tutto con la canna dell’acqua. Alla vista del banco del fresco così deserto pensiamo che magari nei frigo è rimasto qualcosa di interessante.
Beh magari si. Ma magari anche no. Tutto vuoto, se non per gli scaffali dei “Tranci di filetto di salmone leggermente affumicato” che normalmente mi sarebbero andati bene dato che adoro l’affumicato, ma stavolta ero in cerca di gamberi o tranci di salmone fresco da poter mangiare crudi. Niente. Desolate buttiamo un occhio in giro e arriviamo nella corsia dei surgelati. Avanza davvero poco e ci accontentiamo di quattro etti di code di gambero argentino dall’aspetto non così tragico mentre accanto a noi una famiglia si dispera per l’assenza dell’aragosta. Per cercare di sollevarmi il morale mia mamma propone di prendere delle olive all’ascolana, ma invano perché la folla aveva già razziato tutte le olive e stava per finire le vicine mozzarelline impanate. Ok, lezione imparata: mai più arrivare all’ultimo minuto senza un piano B già pronto al sicuro in frigo.
Paghiamo in cassa e torniamo verso casa. Quasi giunte a destinazione, decidiamo di deviare per l’Esselunga vicino a noi nella speranza che sia rimasto qualcosa.
Ora… il 2020 me ne ha giocate tante, ma questa è stata l’ultima goccia. Hanno riorganizzato tutto il reparto ortofrutta. Il reparto ortofrutta dell’Esselunga è uguale in tutti gli Esselunga e crea in qualsiasi Super l’illusione di essere sempre a casa. Non è uno scherzo, è una strategia psicologica, c’è dietro della solida e amata scienza. In particolare per me questo Esselunga è sinonimo di casa dal momento che lo frequento da che ne ho memoria. Sconvolgere il reparto ortofrutta è uno sconvolgimento delle fondamenta della mia esistenza. È un affronto alle mie certezze della vita. È… è una vergogna! Ecco. L’ho detto, andava detto. E ora, torniamo al pesce.
Il banco del fresco, per quanto microscopico, è già più fornito che nell’altro Super. Forse perché il nostro Esselunga, talmente sperduto nei campi che prende letteralmente nome dalla cascina accanto, raccoglie un bacino di utenti nettamente inferiore a un qualsiasi Esselunga un po’ più metropolitano. O forse per quella legge (che se non è di Murphy dovrebbe esserlo) per la quale “quando puoi cercare una cosa in due posti non è mai nel primo posto in cui la cerchi”. Ad ogni modo il pesce non è un granché per cui prendiamo un paio di stuzzichini e torniamo a casa.
Mettiamo giù quindi un piano per il menù con il nostro scarno bottino. Un antipasto con gamberi da intingere in salsa cocktail (che per qualche ragione desideravo da giorni), tartare di salmone e a seguire, direttamente dalla tradizione giapponese per l’ultimo per l’anno, Toshikoshi Soba con gamberi in tempura.
I Toshikoshi Soba (da toshi = anno e koshi = venire) sono spaghetti di grano saraceno in brodo saporito di pesce, accompagnati, nella variante che ho scelto io, da gamberi in tempura. Ciascun ingrediente è associato a una simbologia ben augurale per l’anno a venire, un po’ come le nostre lenticchie a capodanno.
Dobbiamo quindi preparare il brodo, la tempura, i gamberetti per la salsa cocktail e tagliare il salmone per la tartare. Easy peasy. Con l’aiuto di mia mamma tra olio, pastella, salmone e brodo riusciamo a preparare la cena in tempi relativamente brevi. Ceniamo in sala, mia mamma ancora con il grembiule da cucina e io elegantissima con jeans troppo grandi e una maglietta brutta messi apposta che si sporcassero mentre cucinavo. Mio papà cena (ancora) in isolamento in un’altra stanza, in pieno stile 2020.
Ore 22:15 e i gamberi cominciano a uscirmi dalle orecchie. Avrei dovuto pianificare meglio il menù. Mi distraggo un attimo nella speranza che torni la fame. Vado a prendermi una felpa dato che fino a quel momento ero in maniche corte, controllo Instagram, coccolo un attimo i cani.
22:20. Mi torna la fame ma arriva l’abbiocco. Non credo di reggere fino a mezzanotte e non sono l’unica.
Tra una cosa e l’altra riesco ad arrivare alle 23:40. Prepariamo panettone e pandoro, la bottiglia da stappare. I vicini hanno già iniziato a sparare i fuochi artificiali.
00:00. Addio 2020.