Diario di bordo – 6 ottobre 2017

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Dopo mesi di assenza, eccomi tornata con i miei piccoli estratti di vita quotidiana. Quello che voglio raccontarvi oggi, è come ho trascorso il pomeriggio con una mia amica.

La giornata è la classica bella giornata autunnale: sole caldo, aria fresca e un po’ di vento che porta via le nuvole e apre il cielo. Tutti i colori risplendono, le foglie che cominciano ad ingiallire, il prato verde smeraldo, il cielo azzurro. Capitano giornate così anche in primavera.

Tornata a casa da scuola, trovo un pacco postale per me: è la mia amica di penna tedesca, Ina, che mi ha inviato una scatola di caramelle, cioccolata, washi tape e altro per il mio compleanno. Un’emozione nuova e fino ad oggi sconosciuta per me. Un conto è ricevere un regalo inaspettato di persona, ma per posta…la posta non la usa più nessuno: ogni volta è emozionante ricevere una lettera, pensate voi un pacco pieno di regali per il compleanno!

Dopo una buona oretta passata a contemplare in estasi ogni singolo oggetto della scatola, sono andata in camera per rilassarmi. Chi mi conosce, sa bene che oltre a mangiare la mia attività preferita sia dormire, ma come sprecare un pomeriggio così bello sonnecchiando? Non si può, ecco la risposta. Ed è per questo che ho chiamato al telefono la mia amica Elisa, proponendole di trovarci per una merenda.

Essendo entrambe grandi confusionarie, siamo partite con l’idea di sgranocchiare qualcosa facendo due chiacchiere a casa di una delle due, ma siamo finite con l’idea “andiamo al parco per fare merenda, ma anche suonare l’ukulele, ma anche fare foto, ma anche far volare l’aquilone, e il tutto in un’ora e mezza perché poi ho un impegno in oratorio”. Chiaro e semplice, no?

Parto da casa con uno zaino più ingombrante che quello di uno sherpa (e se avete bisogno di una rinfrescatina alla memoria, date un’occhiata qui), passo a prendere Elisa, e andiamo al parco.

Entriamo dall’ingresso più remoto e sperduto di tutto il parco, tanto che avremo forse visto in totale quattro persone e due cani. Abbiamo ovviamente fatto amicizia con i cani. Solo i cani.

Ci siamo messe al centro di un pratone e, mentre Elisa si ambientava, sdraiata su un bel telo da merenda (perché c’è la tovaglia da picnic, ma quella era merenda e noi siamo persone precise), io facevo volare l’aquilone sperando prendesse la folata giusta e si alzasse in alto dove ci sono le correnti più forti. Le correnti forti c’erano, ma ahimè hanno fatto precipitare l’aquilone che è caduto a poco più di un metro dalla testa di Elisa sdraiata. E siccome avevamo intenzione di dedicarci a molteplici attività nel pomeriggio, abbiamo deciso di comune accordo che il tempo da dedicare all’aquilone poteva considerarsi esaurito, prima che attentassi una seconda volta alla sua vita.

Così, tra una strimpellata, una madeleinette e del succo all’albicocca in brick, come alle elementari (ah, che tempi, le elementari!), abbiamo passato il pomeriggio rilassandoci al caldo del sole. Finché c’è stato, il sole. Poi all’ombra si gelava tanto che suonavo l’ukulele ma non sentivo le dita, un chiaro messaggio da parte della Natura che era ora di smettere e tornare a casa.

Siamo tornate in auto, ho portato Elisa in oratorio (sana e salva, la testa c’era tutta), e sono tornata a casa. Rilassata.