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Diario di bordo – 20 aprile 2016

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La primavera mi uccide, e svegliarmi è ancora più difficile di quanto ricordassi. Anche nell’afferrare al volo le informazioni utili non sono molto sveglia: a quanto pare oggi non doveva interrogare sulla Divina Commedia. Meglio così, ora sono pronta per la prossima volta. Prossima volta nella quale ovviamente sarò interrogata su Petrarca e non più su Dante ma questa è un’altra questione.

Pomeriggio, dopo due ore produttive di studio su Platone, ho sfruttato l’occasione di dover andare nella biblioteca del paese accanto al mio per farmi un giro in bicicletta. Aria pulita nei polmoni e un po’ di sano movimento, no?

No. Almeno, ni. Anzitutto c’era da rimettere in sesto la bicicletta, cosa che ha portato via il mio prezioso tempo (il mio tessssoro) per il quale avevo deciso di prendere la bici proprio perché è più veloce rispetto al dover andare a piedi. Dopo aver capito come funziona il compressore e rigonfiato le gomme, zaino in spalla e casco in testa (la sicurezza prima di tutto), sono partita nel mio meraviglioso viaggio tra quei due puntini nella Brianza che sono i paesi in questione.

La strada non è un granchè, questo si sa: tra su e giù, buche e strani rattoppamenti della strada, il ciclista dilettante non ha vita facile. E il ciclista dilettante con un pochino di raffreddore non può che ringraziare l’aria pulita della campagna brianzola. Se solo ci fosse. E il camion puzzone, e l’autobus puzzone, e il motorino puzzone: non respiravo più. Probabilmente in città sarei stata meglio. E in biblioteca non avevano nemmeno il libro di cui ho bisogno.

Quindi guarderemo il lato positivo della situazione: ho fatto un po’ di movimento, e lo farò anche mercoledì prossimo quando andrò a ritirare il libro che ho prenotato. Magari però settimana prossima per evitare di tornare a casa messa peggio di com’ero quando sono partita, mi metto la mascherina come i giapponesi.

E data l’ora tarda,

おやすみなさい